Quando un medico prescrive un farmaco, la domanda più comune che si fa non è solo quale farmaco scegliere, ma se il generico funziona davvero come il marchio originale. Molti pazienti lo chiedono. Alcuni medici lo dubitano. Ma cosa dicono i dati reali, su centinaia di migliaia di pazienti e decine di studi controllati?
La verità nascosta dietro i numeri
Nel 2022, negli Stati Uniti, il 90% delle prescrizioni erano per farmaci generici. Eppure questi farmaci rappresentavano solo il 23% della spesa totale per i medicinali. In pratica: per ogni 10 farmaci prescritti, 9 erano generici. Ma per ogni 100 dollari spesi in farmaci, solo 23 andavano ai generici. Il resto? Andava ai marchi, spesso a prezzi 80-85% più alti. Questo non è un caso. È il risultato di una regola chiara: un generico deve dimostrare di essere bioequivalente al farmaco originale. Cosa significa? Che la quantità di principio attivo che arriva nel sangue deve essere quasi identica. L’FDA richiede che la concentrazione massima nel sangue (Cmax) e l’area sotto la curva (AUC) siano comprese tra l’80% e il 125% di quella del marchio. Per i farmaci con indice terapeutico stretto - come il tacrolimus o la warfarina - i criteri sono ancora più rigidi. E non basta un solo studio: devono essere testati su 24-36 volontari sani, con risultati ripetibili. Ma la bioequivalenza non è solo chimica. È clinica. E qui arrivano i dati più importanti.Cosa dicono gli studi su pazienti reali?
Nel 2019, uno studio pubblicato su PLOS Medicine ha analizzato oltre 1,3 milioni di coppie di pazienti, confrontando esiti clinici tra chi assumeva generici e chi assumeva marchi. I risultati? Sono stati sorprendenti. Per i farmaci cardiovascolari - come l’amlodipina o il quinapril - i generici hanno mostrato risultati uguali o addirittura migliori. Il tasso di ricoveri per infarto o ictus era inferiore del 9% con l’amlodipina generica e del 16% con il quinapril generico. Per l’alendronato (usato per l’osteoporosi), il tasso di fratture non vertebrali era identico. Per il glipizide (per il diabete), il bisogno di iniziare l’insulina era lo stesso. Ma c’è un’eccezione. Nei farmaci psichiatrici - escitalopram e sertralina - alcuni studi hanno segnalato un leggero aumento (circa il 5-7%) dei ricoveri psichiatrici con i generici. A prima vista, sembra un segnale d’allarme. Ma guardando più a fondo, gli stessi ricercatori hanno scoperto che anche quando i pazienti passavano da un marchio a un authorized generic (cioè il farmaco originale prodotto dallo stesso laboratorio, ma senza il marchio), i tassi di ricovero aumentavano allo stesso modo. Questo suggerisce che non è il farmaco a cambiare, ma la percezione del paziente. La paura del generico, il cambio di forma o colore della pillola, il dubbio inconscio: tutto questo può influenzare il comportamento, non la chimica.La fiducia non è un ingrediente, ma un fattore
I medici sanno che i generici sono efficaci. Ma molti pazienti no. E quando un paziente crede che un generico sia meno buono, lo prende meno regolarmente. Lo smette prima. Lo cambia più spesso. Questo non è un problema di farmacologia. È un problema di psicologia. Un’analisi su 3,5 milioni di beneficiari Medicare ha mostrato che, inizialmente, chi assumeva generici aveva un tasso di sopravvivenza più alto. Ma quando gli studiosi hanno corretto i dati per età, reddito, stato di salute iniziale, la differenza è scomparsa. I pazienti che prendevano generici erano semplicemente più sani da subito. Non perché il farmaco fosse migliore, ma perché chi ha una buona copertura assicurativa, un buon accesso alle cure e una buona educazione sanitaria tende a prendere i farmaci più economici - e anche a vivere meglio. L’FDA ha analizzato i rapporti di eventi avversi tra il 2015 e il 2020. Solo lo 0,02% di tutti i segnalazioni riguardava problemi specifici legati ai generici. Il 3,2% riguardava i marchi. Non perché i generici siano più sicuri - ma perché sono usati da milioni di persone, e i problemi reali sono rarissimi.Le eccezioni? Esistono, ma sono poche
Non tutti i generici sono uguali. L’FDA classifica i farmaci generici con un codice: “A” significa equivalente. “B” significa non equivalente. Il 97% dei generici ha il codice “A”. I rimanenti 3% sono quelli con indice terapeutico stretto - come il litio, la fenitoina, il ciclosporina - dove anche piccole variazioni possono avere effetti. Per questi farmaci, i medici devono essere più attenti. Ma non perché i generici siano peggiori. Perché il corpo umano è sensibile. E in casi rari, un paziente potrebbe reagire diversamente a un cambiamento di eccipienti (i componenti non attivi). Ma questo non è un difetto del generico. È un caso individuale. E anche in questi casi, gli studi su grandi popolazioni non mostrano differenze statisticamente significative.Perché i medici dovrebbero prescrivere generici?
L’American College of Physicians ha scritto chiaramente nel 2016: “I medici dovrebbero prescrivere generici quando disponibili, perché sono terapeuticamente equivalenti e molto più economici.” E non è solo una questione di soldi. È una questione di accesso. Un paziente che non può permettersi un farmaco costoso non lo prende. E se non lo prende, la sua malattia peggiora. Un generico che costa 5 dollari invece di 50 può fare la differenza tra una terapia continua e un ricovero d’emergenza. I dati mostrano che non c’è differenza nella sospensione della terapia tra generici e marchi. Il tasso di abbandono è lo stesso. Quindi, se il paziente prende il generico, lo prende bene. E se lo prende bene, ha gli stessi risultati.Cosa fare in pratica?
Se sei un medico, ecco cosa puoi fare oggi:- Prescrivi il generico per primo, a meno che non ci siano motivi clinici specifici (es. storia di reazione a un particolare eccipiente).
- Spiega al paziente che il generico ha lo stesso principio attivo, la stessa efficacia, e viene controllato dall’FDA con gli stessi standard.
- Se il paziente ha paura, chiedigli: “Hai mai notato un cambiamento dopo aver cambiato farmaco?” Spesso la risposta è no.
- Usa l’Orange Book dell’FDA per controllare il codice di equivalenza (A o B) prima di prescrivere.
- Non confondere un generico con un biosimilare. Sono cose diverse. I biosimilari sono per farmaci biologici complessi, e hanno regole diverse.
Giorgia Panizzo
novembre 16, 2025 AT 00:48Finalmente qualcuno che spiega le cose con i dati e non con le paure. I generici non sono una compromissione, sono la medicina che funziona davvero. E se qualcuno dice che non gli fanno effetto, chiedigli se ha preso la pillola o se l’ha messa nel cassetto insieme alle pillole della nonna.
Alessandro Traiola
novembre 16, 2025 AT 19:38Io lo dico sempre ai miei pazienti: se il generico ti fa schifo, prova l’authorized generic. È lo stesso farmaco, solo senza il logo da 50 euro. E sì, funziona. E no, non è magia. È chimica. E la chimica non ha paura dei marchi.
Francesca Bollani
novembre 17, 2025 AT 23:51Ma voi avete mai provato a prendere un generico di sertralina? Io sì. E ho avuto un attacco di panico. Non è la psicologia. È il farmaco. E se non lo capite, siete fuori strada.
Gerd Leonhard
novembre 18, 2025 AT 02:36Il generico è la medicina del popolo. E il popolo? Non sa leggere. Non sa cosa significa bioequivalenza. E quindi piange perché la pillola è rossa e non blu. La scienza? È un lusso per chi ha tempo di studiare. 🤷♂️
Dionne Francesca
novembre 19, 2025 AT 16:03Vi siete mai chiesti perché i farmaci generici non vengono mai testati su pazienti veri? Solo su volontari sani. E se il tuo corpo non è sano? Se hai il fegato bruciato, il rene in pensione e lo stomaco che urla? Allora il generico non ti salva. Ti uccide lentamente. E voi qui a parlare di dati come se fossimo robot. La medicina non è un algoritmo. È un essere umano che soffre.
Flavia Mubiru . N
novembre 21, 2025 AT 08:17Giorgia, ho capito cosa vuoi dire. Ma non è il farmaco che cambia. È la paura che cambia tutto. Ho avuto un paziente che si è rifiutato di prendere il generico per 6 mesi. Poi gli ho dato l’authorized generic. Ha detto: ‘Ora mi sento meglio.’ Era lo stesso principio attivo. Ma l’etichetta era diversa. La mente vince sempre sulla chimica.
Giovanni Damiano
novembre 23, 2025 AT 08:01Se un farmaco costa 5 euro invece di 50, e funziona uguale, perché dovrei pagare di più? Perché il marketing ti ha convinto che il colore della pillola ti salva la vita? La medicina non è un brand. È un diritto. E il diritto non si compra con il conto in banca.
Alessandro Bertacco
novembre 23, 2025 AT 14:56Io ho un paziente con epilessia. Prende fenitoina. L’ho fatto passare da un marchio a un generico. Niente cambiamenti. Niente crisi. Niente problemi. Ma lui ha pianto. Non per il farmaco. Perché aveva paura di non essere più ‘speciale’. La medicina è anche questo. La paura di essere normale.